LA NEOFOBIA ALIMENTARE ‘COLPISCE’ PIù I FIGLI UNICI

Il rifiuto di alcuni cibi da parte dei bambini è più frequente nelle famiglie con scarsa aderenza alla dieta mediterranea ed è più accentuato tra i figli unici. È quanto emerge da uno studio del CREA pubblicato sulla rivista Nutrients. L’Ente di ricerca dedicato alle filiere agroalimentare ha coinvolto un campione omogeneo di quasi 300 bambini, con età compresa tra i 3 e gli 11 anni, al fine di esplorare la correlazione tra la neofobia alimentare e l’aderenza alla dieta mediterranea.

Che cos’è la neofobia alimentare?

La neofobia alimentare è un fenomeno caratterizzato dalla riluttanza o resistenza a provare cibi nuovi o non familiari. In particolare, riguarda la tendenza a evitare alimenti che non fanno parte della dieta abituale o che non sono conosciuti dall’individuo. Questo comportamento può manifestarsi in diversi modi, come la paura di assaporare nuovi sapori, la resistenza a provare piatti appartenenti ad altre culture o la limitazione della varietà alimentare.

La neofobia alimentare è particolarmente comune nei bambini, ma può persistere anche in età adulta. È considerata una fase normale dello sviluppo nei primi anni di vita e raggiunge spesso il suo picco tra i 2 e i 6 anni. Tuttavia, alcuni individui possono mantenere questa avversione verso cibi nuovi anche in età adulta.

Questo comportamento può avere implicazioni sulla qualità della dieta, limitando la varietà di alimenti consumati e influenzando negativamente l’apporto di nutrienti essenziali. Nelle situazioni estreme, la neofobia alimentare può contribuire a una dieta sbilanciata e povera di nutrienti, con possibili impatti sulla salute a lungo termine.

I risultati della ricerca

Lo studio condotto dal CREA mette in luce l’importante connessione tra il rifiuto alimentare dei bambini, l’aderenza alla dieta mediterranea e la composizione familiare. Tali scoperte potrebbero orientare strategie nutrizionali mirate a promuovere una sana alimentazione fin dalla giovane età, specialmente nelle famiglie con unico figlio.

Il lavoro sul campo, svolto tra marzo e maggio 2022, ha coinvolto 288 bambini, la maggior parte dei quali ha mostrato un peso normale (44,8%). Attraverso l’utilizzo di questionari somministrati ai genitori tramite interviste faccia a faccia, è stata valutata la neofobia alimentare e l’aderenza alla dieta mediterranea, attraverso la Child Food Neophobia Scale (Cfns) e il test Kidmed.

I risultati evidenziano un rifiuto di frutta, verdura, legumi e pesce, tipici della dieta mediterranea, da parte dei bambini neofobi che mostrano spesso una preferenza di alimenti altamente appetibili e ultra-elaborati, ricchi di sale e zucchero e cereali raffinati, tipici della dieta occidentale. La scarsa varietà e qualità della dieta associata alla neofobia alimentare potrebbero predire il rischio di sovrappeso/obesità infantile.

L’influenza della famiglia sulla neofobia infantile

Il legame tra neofobia alimentare e aderenza alla dieta mediterranea sembra essere modellato dai modelli alimentari familiari. I bambini con genitori che mostrano un basso consumo di frutta e verdura tendono a riflettere queste abitudini, indicando l’influenza dell’ambiente familiare. Inoltre, la presenza di fratelli si è rivelata un elemento influente nella riduzione della neofobia alimentare, sottolineando il ruolo dei coetanei nel modellare le abitudini alimentari. Avere fratelli, infatti, ha influenzato il verificarsi di neofobia alimentare nel senso che tra i bambini neofiliaci, è stata trovata una percentuale inferiore di coloro che erano un figlio unico rispetto alle controparti neofobiche (16,7% vs. 50%; pp valore inferiore a 0,05).

L’alto livello di neofobia alimentare nei bambini italiani sembra correlato a una scarsa adesione alla dieta mediterranea, negativamente associata al rischio di malattie croniche non trasmissibili, come il diabete, le malattie cardiovascolari e tutte le cause di mortalità rispetto alla dieta occidentale. Pertanto, la mancata aderenza alla dieta mediterranea in età evolutiva è un comportamento che necessita di essere corretto. Le abitudini e i comportamenti alimentari vengono modellati durante l’infanzia e poi mantenuti nell’età adulta; quindi, è importante agire tempestivamente sul comportamento neofobico per garantire che non influisca sulla qualità della dieta.

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