I PRIMI MILLE GIORNI DI VITA POSSONO CAMBIARE IL TUO FUTURO FINO AL 70%

I primi mille giorni di vita possono stabilire come sarà la tua vecchiaia? A sostenerlo sono ricerche e studi scientifici, secondo i quali, in quel periodo che va dal concepimento ai primi due anni, si possono porre le basi per un corretto sviluppo fisico e psicologico del bambino e della sua longevità. Preconcepimento e concepimento, primo trimestre di gravidanza, secondo e terzo trimestre di gravidanza, parto, primo mese di vita, primo anno di vita e secondo anno di vita. Queste sono le fasi durante le quali si costruisce e si influenza il futuro dell’essere umano.

Una ricerca sul Lancet (Child undernutrition: opportunities beyond the first 1000 days, 2017), così come gli studi delle Università di Foggia e Verona, in collaborazione con l’Università di Israele e le associazioni pediatriche di Berlino e della Svizzera (I 1000 giorni chiave che cambiano la vita, 2023) condividono tutti la possibilità di cambiare il futuro di una persona a partire dai suoi primi mille giorni di vita. E sul tema è ritornata anche la Fondazione Giovanni Lorenzini che ha realizzato un progetto, presentato nelle scorse settimane al Milan Longevity Summit, evidenziando quanto i primi mille giorni possano migliorare fino al 70% quella che sarà la propria vecchiaia.

Ma cosa accade nei primi mille giorni di un neonato? Scopriamolo insieme.

Il preconcepimjento

L’aumento dell’infertilità ha fatto sì che negli ultimi anni si diffondessero sempre più studi e ricerche sulla salute riproduttiva e preconcezionale, Si tratta di quei consigli utili per un corretto stato di salute ai fini del concepimento, in modo tale da diminuire i problemi di fertilità e migliorare lo sviluppo della gravidanza e la salute del neonato.

Primo fra tutti è importante il concetto di “informazione”. Sapere quali sono i rischi e le conseguenze di uno stile di vita non sano è un concetto alla base della civiltà moderna e di una sana salute riproduttiva. Per questo motivo, i ricercatori consigliano di promuovere un’alimentazione varia ed equilibrata, un’attività fisica regolare evitando casi di sottopeso o sovrappreso. Le donne in età fertile che vorrebbero avere figli dovrebbero assumere almeno 0,4 mg al giorno di acido folico dal momento in cui si decide di impegnarsi nell’avere un bambino, fino al terzo mese di gravidanza. Necessario, è anche un adeguato apporto di iodio attraverso l’uso di sale iodato, evitare cibi contenenti metilmercurio e quantità eccessive di vitamina A. Sottinteso è invece l’astensione da bevande alcoliche, droghe e fumo e la cura dell’igiene orale.

Le donne in età fertile devono essere informate che, nel periodo preconcezionale e in gravidanza, alcuni farmaci possono avere un effetto dannoso sullo sviluppo dell’embrione e del feto. Altro obiettivo è quello di informare le donne con malattia cronica o storia patologica ostetrico-ginecologica a programmare una gravidanza per tenere sotto controllo la malattia e verificare terapie compatibili con la gravidanza. È essenziale identificare i fattori di rischio per la malattia genetica all’interno della coppia per poter prendere decisioni informate eseguendo esami preconcezionali. Occorre prestare attenzione ai fattori di rischio per la depressione postpartum a partire dal periodo pre-concezionale. Si raccomanda un’attenta valutazione dello stato immunitario della donna prima del concepimento, con particolare attenzione alla rosolia, al morbillo, alla parotite, alla varicella, all’epatite B e alle rispettive vaccinazioni. Infine, la coppia dovrebbe essere informata sulle modalità di trasmissione e di prevenzione delle principali infezioni sessualmente trasmissibili: HIV, HPV, sifilide e clamidia.

Primo trimestre di gravidanza

L’età gestazionale che va dal concepimento alle 13 settimane e 6 giorni rappresenta un momento cruciale in quanto si verifica l’organogenersi del futuro bambino. Anche in questo caso è importante la prevenzione con uno stile di vita sano che dovrebbe coinvolgere la coppia e non solo la donna.

La prima visita ginecologica dovrebbe essere effettuata prima delle 10 settimane di gestazione, così da pianificare l’assistenza alla gravidanza. In questo caso è fondamentale il supporto sanitario che dovrebbe informare i futuri genitori sui percorsi di nascita e sui programmi previsti dal Ssn: esami, vaccinazioni, corsi di accompagnamento al parto, igiene orale, supporti psicosociali. Proprio su quest’ultimo punto, i ricercatori invitano ad attenzionare questo periodo in caso di gravidanze indesiderate e consigliare supporti per donne in difficoltà se single o giovani di età o in condizioni di disagio socioeconomico/culturale o altre vulnerabilità.

Secondo e terzo trimestre di gravidanza

Questo periodo è legato allo sviluppo fetale. È importante tenere sotto controllo il peso della donna per assicurarsi una crescita regolare del feto. Per quanto riguarda la diagnosi prenatale , si consigliano gli esami non invasivi, il bi-test e la traslucenza nucale e, tra la 19a e la 21a settimana di gestazione, l’ecografia morfologica e, in caso di rischio più elevato, le metodiche invasive (amniocentesi, villocentesi). Nel terzo trimestre è consigliabile che tutte le donne frequentino un corso di coaching alla nascita, possibilmente organizzato dai servizi territoriali o dai centri nascita di riferimento. La frequenza a questi corsi dovrebbe essere promossa soprattutto tra le popolazioni che vi accedono meno frequentemente, come le donne migranti o quelle in condizioni di svantaggio. Infine, le coppie devono essere informate sulle tutele normative locali per la gravidanza e la maternità.

Travaglio, parto e nascita

“Fondamentale – scrivono i ricercatori – garantire un livello adeguato di assistenza ostetrica e neonatale. Promuovere, poi, il contatto pelle a pelle tra neonati e madri, e inizio precoce dell’allattamento al seno. Inoltre, avere il partner in sala parto è una presenza importante per la donna. Lo screening neonatale, infine, è una procedura semplice, obbligatoria e non invasiva che consente di individuare precocemente molte patologie, anche molto gravi, già nei primi giorni di vita. L’indagine di medicina preventiva, eseguita su tutta la popolazione di neonati che non presentano segni o sintomi di malattia, è essenziale per rivelare alcune malattie che potrebbero ostacolare il loro normale sviluppo. Lo screening neonatale viene effettuato tra le 48 e le 72 ore di vita e deve essere considerato un diritto di tutti i neonati prima che il bambino lasci l’ospedale.

Primo mese di vita

Il primo mese di vita di un bambino rappresenta un momento di grande cambiamento. Dal sonno, all’alimentazione, sino alla crescita emotiva, il neonato diventa una priorità dei genitori e un momento chiave per un sano sviluppo mentale e fisico. Il supporto psicologico alla donna per il rischio di una depressione postpartum vale anche per l’uomo. Anche se meno frequente, la manifestazione depressiva paterna non è da sottovalutare. L’attenzione va considerata alta perché nel bambino sono fenomeni che possono comportare “diminuzione della capacità di interagire con l’ambiente esterno, aumento della quantità di comportamenti anomali e temperamento difficile. Da qui il ruolo strategico degli operatori sanitari dell’individuare precocemente i segni di queste condizioni”.

Primo anno di vita

I primi 12 mesi di vita rappresentano il periodo in cui il neonato sviluppa il linguaggio e le abilità motorie. Hanno una rilevanza fondamentale perché, un ritardo in queste tappe, spesso, nasconde problemi più grandi e gravi come, ad esempio, sordità, deficit del linguaggio, autismo, malattie scheletriche o muscolari, malattie neurologiche. Le interazioni dei genitori con i propri figli sono cruciali per il loro sviluppo. È importante fin dall’inizio, guidarlo verso la futura autonomia, conoscendo e valorizzando ogni tappa evolutiva e instaurando così un rapporto continuativo e stabile con i genitori. Sviluppo affettivo e cognitivo e alimentazione sono strettamente legati e, come già accennato, l’allattamento materno mantenuto esclusivamente per i primi sei mesi di vita ne è un’ottima sintesi. Nel caso in cui ciò non sia possibile per la madre, è necessario rassicurarla e utilizzare formule adatte al bambino. La famiglia dovrebbe essere educata sugli stili alimentari corretti e sull’uso di cibi sani e freschi, come frutta e verdura di stagione.

Dalla nascita fino ai 14 anni è molto importante svolgere visite programmate in cui il pediatra valuta la crescita fisica e psico-affettiva del bambino. Il bambino ha diritto ad essere vaccinato secondo il calendario vaccinale vigente adottato nelle diverse realtà nazionali. Infine, una delle principali cause di morte nel primo anno di vita è la sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS), o morte in culla, che è più comune tra uno e cinque mesi di età. Pertanto, è molto importante mantenere la posizione supina durante il sonno e seguire le dovute precauzioni.

Secondo anno di vita

Tra i 12 ed i 24 mesi, va incoraggiata l’esplorazione perché solo così il bambino può crescere e affermare la propria “indipendenza”. In questa fase le reti sociali estese e gli asili nido, luoghi ricchi di stimoli adeguati, soprattutto nelle situazioni familiari in cui non è possibile prendersi cura personalmente del bambino, fanno parte del percorso di salute del bambino. Nel secondo anno di vita diventa possibile l’identificazione di alcuni disturbi del neurosviluppo, come quelli dello spettro autistico, e l’attuazione tempestiva di interventi terapeutici, medici, abilitativi e riabilitativi. I

In questa fase è necessario continuare con una dieta varia ed equilibrata seguendo i fabbisogni nutrizionali adeguati e incoraggiare l’allattamento al seno finché la madre e il bambino lo desiderano. Ulteriori precauzioni devono essere raccomandate ai genitori. Tra questi: utilizzare un seggiolino per il trasporto in auto, adattare la casa ad un bambino che si muove con maggiore autonomia, utilizzare correttamente i farmaci compresi gli antibiotici, evitare l’esposizione al fumo e ai comuni inquinanti, proseguire il programma di vaccinazione, facilitare l’accesso ai servizi per famiglie bisognose e riconoscere tempestivamente tutte le forme di maltrattamento, violenza fisica e disagio socioculturale.

Tutte queste fasi insieme stabiliscono il modo in cui un bambino assimila informazioni, impara a vivere e a relazionarsi e determinano il dna della memoria per una più sana vecchiaia, contribuiscono alla longevità e dimostrano quanto sia importante riconoscersi in schemi migliori di salute, di stili di vita sani e di ambienti accoglienti.

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