Le persone più sane del mondo non si tengono in forma. Non si sfiancano in[...]
Le persone più sane del mondo non si tengono in forma. Non si sfiancano in palestra, non hanno la casa occupata da tapis roulant e cyclette, non corrono ossessivamente ogni santo giorno. Non si allenano. Impossibile? No, se si guardano le cose con la giusta prospettiva. Per esempio quella della longevità. Che è ragionevolmente un buon parametro per stabilire dove ci sono le persone più sane del mondo.
L’aspettativa di vita media nel mondo è di 71.4 anni. Il che significa che ci sono posti dove è più bassa, anche molto più bassa, e posti dove è invece decisamente più alta. Quest’ultimi sono conosciuti come Blue Zone (il nome deriva dal circolino blu che i ricercatori fecero per identificarle) e vi vivono le popolazioni più longeve del mondo. E di conseguenza più sane. Sono 5 per l’esattezza le Blue Zone al mondo, e una è proprio nel nostro Paese: Sardegna, Isola di Okinawa, Nicoya (Costa Rica), Loma Linda (California) e l’isola di Icaria in Grecia.
Per la precisione: in Barbagia, nella nostra Sardegna, c’è la più alta concentrazione di centenari; a Ikaria (Grecia) ci sono le percentuali più basse al mondo di demenza senile; A Nicoya c’è la seconda più alta concentrazione di centenari e il più basso tasso di mortalità nella mezza età; a Loma Linda, in California, i fedeli Avventisti del Settimo Giorno vivono 10 anni più dei loro omologhi che vivono in Nord America; e infine a Okinawa c’è la più alta concentrazione di donne ultra settantenni.
Verrebbe da pensare che sia una questione genetica, ma non è così, come dimostrato dall’ormai celeberrimo Danish Twin Study. E allora i ricercatori – medici, antropologi, demografi ed epidemiologi – hanno cercato il fattor comune di tutte queste popolazioni. E ne hanno trovati 9.
Il primo, il più importante, è che tutte queste popolazioni vivono in ambienti dove il movimento è qualcosa di naturale e intrinseco. Cioè si muovono e si tengono attivi senza nemmeno pensarci, perché è parte del loro stile di vita. A inizio Novecento solo il 10% della popolazione era “sedentaria” secondo i parametri odierni. Oggi il rapporto si è ribaltato in quasi tutto il mondo. Quasi tutto il mondo tranne le cosiddette Blue Zone dove le persone ricorrono minimamente alle “comodità meccaniche” della vita moderna. Tradotto: camminano, fanno lavori manuali come coltivare orti e giardini, impiegano il proprio tempo mantenendosi in movimento e attivi. Il tutto naturalmente. E se questo è un miraggio per tantissime persone che fanno lavori sedentari e non hanno alternative, l’alternativa c’è, ed è quella di camminare di più durante il giorno.
Il secondo è quello che gli abitanti di Okinawa chiamano Ikigai. O senso della vita. Sembra paradossale per chi vive una vita lastricata di obiettivi professionali, ma avere un motivo per alzarsi al mattino, un “piano di vita”, è qualcosa di comune a tutte queste popolazioni e consente di allungare l’aspettativa di vita di almeno 7 anni.
Il terzo i ricercatori lo chiamano “down shift” e lo possiamo tradurre con “rallentare”. O prendersi delle pause. Gli abitanti di Okinawa si ritagliano del tempo ogni giorno per ricordare i loro antenati, gli Avventisti per pregare e i greci per fare il riposino pomeridiano. Un break allo stress. Non che non siano stressati del tutto, ma hanno abitudini di vita tali da spezzare la spirale dello stress. E ormai è accertato che lo stress porta a infiammazione cronica, e l’infiammazione cronica è associata a tutte le principali malattie dell’età adulta e della terza età.
Poi c’è la regola dell’80%, che riguarda l’alimentazione. È la lezione del vecchio mantra confuciano “Hara hachi bu” che prima di ogni pasto ricorda alle persone di smettere di mangiare quando il loro stomaco è pieno all’80%. Quel 20% di differenza tra non avere più fame e sentirsi gonfi è anche la differenza tra tenere sotto controllo il peso, o essere nel peso forma, e diventare sovrappeso. Tutte le persone delle Blue Zone mangiano quanto basta, piccole porzioni consumate durante il giorno e mai troppo tardi o appena prima di andare a dormire.
Una dieta principalmente vegetariana è il quinto punto in comune. Principalmente vegetariana, non esclusivamente vegetariana. Una dieta ricca di legumi, frutta e verdura, e che prevede la carne, principalmente bianca, in piccole porzioni più o meno 1 volta a settimana. Che poi altro non è che la vera dieta mediterranea.
1 bicchiere di vino al giorno. Sì, il sesto punto in comune tra tutte le persone più longeve al mondo è che bevono 1 bicchiere di vino al giorno. E la cosa incredibile è che i bevitori moderati di alcol – appunto 1 bicchiere di vino al giorno – vivono più a lungo non solo di chi di alcol ne beve di più, ma anche di chi non ne beve affatto.
Settimo: la Fede. Che ci si creda o meno, praticamente tutti i centenari intervistati dai ricercatori delle Blue Zone credono. Non importa a cosa e come, ma hanno fede.
Il senso della famiglia è l’ottavo punto in comune, che si traduce in due aspetti solo apparentemente contrapposti. Il primo è l’attenzione e la cura verso i figli. Il secondo è l’attenzione e la cura verso gli anziani, che continuano a vivere in famiglia o nei dintorni, hanno relazioni e contatti quotidiani con figli/e e nipoti, e così continuano a sentirsi considerati e utili. Un aspetto che abbassa i tassi di malattia e mortalità.
Infine le relazioni. E dirlo oggi, nell’epoca dei Social Network, ha ancora più valore: tutte le persone che vivono nelle Blue Zone hanno relazioni forti, salde e durature con un cerchio ristretto di persone. Possiamo chiamarla amicizia, nel senso di relazioni che danno un senso alla vita e consentono una routine quotidiana fatta di buone abitudini.
Foto di Edu Carvalho da Pexels
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2025-01-09T13:20:07Z