Roger Federer: Vivere con gentilezza ed eleganza. Molte persone nella vita ci chiedono di essere tosti, e certo in alcuni momenti è importante esserlo, ma alla fine del giorno co-esistiamo tutti insieme nello stesso mondo ed è semplicemente meglio essere amichevoli che non esserlo.
Claire Waight Keller: La curiosità di osservare, cercare e lasciarsi ispirare. L’ispirazione è entusiasmante e la curiosità è il motore che mantiene le cose in movimento.
Rispondono così i due ospiti d’onore del LifeWear Day 2024 di UNIQLO alla domanda Cosa rende la vita migliore?. Un interrogativo apparentemente semplice e sfuggente che al suo interno custodisce 40 anni di storia e il futuro di un brand che parla al mondo una persona alla volta, un giorno alla volta. È Parigi la città scelta da UNIQLO per ospitare l’appuntamento globale del brand vetrina della sua visione e missione e accogliere in occasione dei suoi primi 40 anni una speciale mostra immersiva. Nel 1984, infatti, Uniqlo apriva a Hiroshima il suo primo punto vendita inaugurando così la prima “casa del brand” aperta a chiunque volesse farne parte. Ed è proprio la dimensione domestica uno degli elementi di partenza della mostra The Art and Science of LifeWear: what makes life better? aperta al pubblico dall’1 al 5 ottobre al Pavillon Vendôme di Parigi.
Una viaggio sensoriale nel LifeWear, la filosofia UNIQLO di abbigliamento semplice, pratico e di alta qualità progettato, appunto, per rendere la vita migliore. E per farlo negli anni il brand ha potuto contare sulla collaborazione con Toray Industries, produttore di fibre leader a livello mondiale con il quale ha creato alcuni dei suoi tessuti più iconici come HEATTECH e AIRISM. A questa costante e innovativa ricerca è dedicata la seconda parte della mostra, un percorso nei design più amati e nelle tecnologie proprietarie dei primi quaranta anni di UNIQLO attraverso installazioni esperienziali e interattive.
"Contribuire positivamente alla società attraverso la creazione di nuovi materiali" è la visione comune e condivisa dalle due menti che la orchestrano, Mr. Tadashi Yanai, founder e presidente di Fast Retailing Co., holding proprietaria di Uniqlo, e Mitsuo Ohya, CEO di Toray Industries, entrambi preseti sul palco per celebrare questo importante appuntamento. Insieme a loro due dei volti più significativi del brand oggi: Roger Federer, Global Brand Ambassador dal 2018, e la stilista inglese Claire Waight Keller, co-designer di lunga data e dal 2024e Direttrice Creativa di UNIQLO, mediati da John C Jay, President of Global Creative for Fast Retailing Co. ovvero colui che di lavoro “crea la miglior qualità esperenziale per il maggior numero di persone possibile” come lui stesso ci racconta negli uffici parigini in un salone di finestre affacciate sull'Opéra. È la mente creativa che dal 1998 dà forma e parola alla comunicazione di UNIQLO attraverso la valorizzazione del rispetto, della qualità “che non dovrebbe essere un lusso” e di una visione di vita che non grida mai, ma si sente sempre.
Come si comunica uno stile di vita al mondo intero? Farò un salto indietro nel tempo alla prima campagna pubblicitaria che ho realizzato per UNIQLO nel 1998 prima ancora di coniare il termine LifeWear, anche se il concetto è sempre stato quello. Era una campagna per i famosi pile e volevo dimostrare che Uniqlo era un brand democratico e aperto a tutti, ma a livello creativo non volevo esplicitarlo. Immagina il tutto nel contesto della cultura giapponese ventisei anni fa: abbiamo preso una ragazzina di quattordici anni, un professore, un idraulico e un musicista emergente. A ciascuno di loro abbiamo dato lo stesso tempo per raccontare la loro vita, 30 secondi di spot tv in cui nessuno parlava del prodotto. Il primo passo è mostrare rispetto per ogni tipo di persona. Quello spot era la quintessenza giapponese dove una ragazzina non è uguale a un professore, un costruttore non è considerato uguale a una persona del mondo dello spettacolo e così via. Noi siamo riusciti, senza dirlo, a dimostrare rispetto per tutti. Adesso che stiamo diventando un brand globale e ci avviciniamo a culture che non conosciamo, quello stesso rispetto è fondamentale. E avere un senso di empatia e di curiosità verso culture diverse dalla nostra è importantissimo.
Cosa rende la tua vita migliore? cambieranno le risposte a questa domanda tra altri 40 anni?Noi stiamo facendo questa domanda in tutto il mondo, fuori e dentro l’azienda. Lo abbiamo fatto nell’ultima convention globale in Giappone, tra poco andrò in Cina e farò lo stesso. Cosa rende la vita migliore in Cina? E in Italia o in Francia? E tra quarant’anni le risposte saranno diverse, devono esserlo. Siamo in un momento storico in cui il mondo sta cambiando radicalmente e trovo che questa domanda sia importante adesso perché indaga il senso di umanità, cosa significa veramente essere umani? Io voglio proteggere la creatività umana e assicurarmi che rimanga preziosa. Questa domanda deve rispondere all’umanità.
La mostra "The Art and Science of LifeWear: what makes life better?" è gratuita e aperta al pubblico dall’1 al 5 ottobre a Pavillon Vendôme 7 Pl. Vendôme, Parigi.
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